Il Gufo Rosa

Il Gufo Rosa
Sui libri digitali e non (e altre diavolerie)

30 settembre 2011

eBook store, sommovimenti tettonici e grandi lanci

Non c'è ancora un comunicato ufficiale da parte della Apple, ma news e rumors si sono susseguiti in questi ultimi giorni riguardo all'apertura dell'iBookstore in 26 nuovi paesi per la maggior parte europei, tra i quali l'Italia.

Liz Castro, "neo-rural computer book writer" e seguitissima e autorevole blogger in tema di eBook, ha segnalato per prima la novità qui e qui. Macitynet ha seguito gli sviluppi dei lavori in corso nell'iBookstore italiano. Da ieri sera, come potete vedere in questo screenshot, si può accedere all'iBookstore anche attraverso iTunes.


In alto a destra nel menù di navigazione campeggia il link Editori: vendi i tuoi libri che collega alla pagina delle FAQ in cui troviamo il form per l'editore e le condizioni per poter vendere i propri eBook nell'iBookstore Apple.

Se la mia memoria non mi inganna, per il momento non è cambiato nulla delle condizioni di accesso alla vendita rispetto a pochi giorni fa, quando l'iBookstore era aperto solo negli USA, in Gran Bretagna, in Canada, in Francia, in Germania e in Australia.

Il problema per i piccoli editori e gli autori che vorrebbero autopubblicarsi è che la Apple richiede un identificativo fiscale statunitense e specifica che chiunque, anche non residente, lo può ottenere facendo apposita richiesta all'Internal Revenue Service statunitense.

Non so quanto sia facile o meno ottenere un identificativo fiscale statunitese - se avete conoscenze in merito, sarei ben lieta di leggere le vostre info e i vostri commenti - dubito che il percorso sia agevole e ciò che comporta, una volta ottenuto l'U.S. Tax ID., semplice da gestire.

L'alternativa è passare attraverso un aggregatore e qui pare ci siano novità poiché recentemente se n'è aggiunto uno europeo, più precisamente tedesco, Bookwire. L'aggregatore rappresenta un ulteriore intermediario nella filiera della distribuzione e quindi un ulteriore balzello economico, sebbene abbia anche il ruolo di garante della qualità tecnica degli eBook distribuiti e offra servizi a pagamento di realizzazione di eBook in formato ePub.

La Apple apre quindi i battenti dei suoi store di eBook ma senza strombazzare, almeno per il momento, e si rivolge principalmente a grandi e medi editori di tutto il mondo: «Venite e vendete i vostri eBook nel mondo tramite me». La formula è mia, penso che né Steve Jobs, né il suo successore pronuncerebbero mai tali parole una appresso all'altra.

È chiaro che quest'accelerata non sarebbe avvenuta se Amazon il 28 settembre non avesse presentato 4 nuovi dispositivi, tra i quali il tablet Kindle Fire al prezzo ultra competitivo di 199$.

Nei prossimi giorni possiamo attenderci ulteriori sommovimenti tettonici e probabilmente qualche comunicato ufficiale. In questa guerra tra titani nuove opportunità si aprono sia per i lettori che per gli editori.

29 settembre 2011

Gli iper-romanzi e i libri che ti si muovono tra le mani

Se mi chiedessero «Quali libri vorresti veder trasformati in eBook?», non avrei esitazioni nel rispondere «Gli iper-romanzi». L'argomentazione è semplice: gli iper-romanzi sono libri nativi digitali, in altri termini il libro cartaceo non è una tecnologia che rende loro giustizia. E se qualcuno di voi ha letto Rayuela di Julio Cortázar o La Vie mode d'emploi  di Georges Perec, potrà già intuirne il perché.

Ma andiamo per ordine e vediamo cosa vogliamo significare con il termine iper-romanzo. Raffaella Setti, redattrice di Consulenza Linguistica dell'Accademia della Crusca, ci dà qualche dritta spiegando molto chiaramente l'etimologia, la storia e i significati del termine in questa risposta a una domanda di una lettrice.

Il termine è stato coniato da Italo Calvino e ha fatto la sua prima comparsa nel 1967 con la pubblicazione della raccolta di racconti Ti con Zero. Aggiungo che, sempre Calvino, adopera nuovamente questo termine nel corso delle sue Lezioni Americane discorrendo sulla molteplicità quale valore che nel 1985 egli auspica e propone di conservare nella letteratura del nuovo millennio, il nostro.

L'iper-romanzo deve la connotazione del suo prefisso iper al termine ipertesto che "indica un testo in cui è superata una delle prerogative dei testi scritti tradizionali, la linearità per cui le informazioni contenute non si presentano più in una sequenza lineare, ma possono essere tutte contemporaneamente presenti in un sistema di associazioni e rimandi interni e anche esterni al testo stesso", detto banalmente la rete di link tanto familiare ad ogni internauta.

E la rete di link nell'iper-romanzo può avere diverse declinazioni:
- più sviluppi narrativi giustapposti o sovrapposti all'interno di uno stesso testo;
- più livelli interpretativi;
- diverse ramificazioni a partire da un unico nucleo narrativo.

Ma se guardiamo la cosa dal punto di vista del lettore, il prefisso iper ci inoltra in percorsi di lettura inconsueti in cui l'ordine definito dal numero di pagina cede il timone a diversi criteri di fruizione del testo. Ciò si traduce in una maggior libertà del lettore che può pendolare lungo linea spazio-temporale del romanzo seguendo una propria traiettoria o una mappa indicata dall'autore.

È questo il caso di Rayuela il cui autore Julio Cortázar presenta come un libro che «è molti libri, ma soprattutto è due libri»: uno scorre al trotto della progressione del numero di pagina, l'altro segue invece un'andatura non lineare saltellando – come nel gioco del mondo – da un capitolo a un altro secondo un ordine indicato dall'autore all'inizio del romanzo. Per incoraggiare il lettore a scegliere questa seconda modalità di lettura e facilitarlo lungo il percorso, alla fine di ogni capitolo è indicato il numero del capitolo in cui il lettore dovrà saltare, mentre in alto a sinistra in ciascuna pagina campeggia il numero del capitolo nel quale ci troviamo.

Questa duplice indicazione di lettura fa sì che «il lettore si trovi a che fare con un libro che gli si muove tra le mani». La frase è sempre di Cortázar – la trovate all'interno dell'intervista di Omar Prego che è inserita alla fine del libro nell'edizione italiana di Einaudi – e mi ha colpito poiché questa è stata anche la mia prima e forse ingenua impressione mentre ero alle prese con la lettura dei primi eBook.
Se ora dovessi spiegare a un bambino che cosa sono gli eBook, gli direi proprio così: «sono libri che ti si muovono tra le mani». E la loro motilità dipende sia dalla liquidità del formato che utilizza il reflow, sia dalla presenza di link e di elementi multimediali all'interno del contenuto.

Se Rayuela diventasse un eBook, ciascun capitolo potrebbe presentare alla fine un doppio link:
- il link al capitolo successivo secondo la progressione lineare delle pagine
- il link al capitolo successivo secondo l'ordine indicato dall'autore.

L'immagine del gioco del mondo potrebbe accompagnare visivamente il lettore lungo il percorso.  
Il numero di capitolo in alto a sinistra su ciascuna pagina non sarebbe più un riferimento così necessario.

In Italia non è disponibile l'eBook di Rayuela, spero che il suo editore possa colmare presto questa mancanza.
Nel frattempo, facendo una breve ricerca in rete, ho trovato questo, il risultato mi pare parecchio, ma parecchio ingarbugliato.

Dimenticavo di dirvi che l'ecosistema degli eBook vive un momento di sovreccitazione dovuto a due recenti avvenimenti che hanno coinvolto i due maggiori player del mercato. Ma di questo parlerò nel prossimo post.

26 settembre 2011

Gli eBook e le nuove professioni (di fede) - Parte II

[Sintesi per chi non ha voglia di leggere la prima puntata in cui la giovane sacerdotessa-editor E. è in trattative con il signor X. per la conversione (così dice lui) in formato ePub del catalogo di libri della sua casa editrice. Il signor X. ha l'ardire di menzionare i famigerati indiani adusi - dice sempre lui - a fare conversioni alla svelta e a basso costo. E. si perde in un'infervorata disquisizione tra sé e sé sulla mancanza di competitività di questo Paese, sulla miopia della sua classe dirigente e sul cupo avvenire di schiere di umanisti neolaureati. Poi torna su questa Terra e cerca di persuadere il signor X. a scegliere lei come cerimoniere della conversione]

Bene, affare fatto, dopo un lungo tira e molla l’editore si è convinto, affiderà la conversione a E.
Ma E., prima di mettersi all’opera, chiama l’editore:

- Buongiorno Signor X.
- Buongiorno.
- Allora siamo pronti, possiamo iniziare con la conversione, lei è pronto?
- Sì, mi pare di avervi inviato tutti i materiali…
- Bene, bene, allora procediamo, iniziamo col recitare il Credo

- Crede lei nel reflow, cioè nell’adattamento “fluido” dei contenuti alle diverse misure dei differenti schermi di tablet, ereader e computer?
Silenzio.
- Fluido?
- Sì, fluido signor X., glielo avevo spiegato, la invito a partecipare al corso di formazione e a leggere le specifiche dell’IDPF per maggiori dettagli. Ma ora non c’è tempo, se vuole dare avvio alla conversione, deve dire CREDO.
- Ah, sì, credo.

- Crede lei che “la presentazione del contenuto debba adattarsi all’utente piuttosto che l’utente debba adattarsi a una particolare presentazione del contenuto”?
- Ma come? La presentazione non la decido io?
- Non del tutto signor X. Io mi impegno a convertire i suoi libri in eBook in tempi più rapidi di quelli della luce, sfidando persino i neutrini, se le recentissime osservazioni dei ricercatori del CERN e dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dovessero essere confermate da esperimenti e misurazioni indipendenti. Ma se mi costringe a indugiare a ogni piè sospinto, non posso tener fede a tale impegno. Non crede?
- Ah, no, no, cioè sì, credo.

- Crede lei che la pagina è una cosa e lo schermo è un’altra cosa – per quanto iBooks di Apple cerchi di far sembrare le due cose coincidenti persino nell’azione di sfogliare l’eBook – e che se ci tiene a che l’impaginazione rimanga sempre la stessa su schermi grandi e piccoli e su carta non ha altra scelta che il formato PDF, in altri termini un eBook dimezzato come il visconte di Calvino, oppure il Fixed Layout ePub della Apple?
- Dimezzato? No, io voglio un visconte intero… credo.

- Crede lei che Adobe Digital Editions non è un software sufficiente per capire come saranno visualizzati e letti gli eBook della sua casa editrice e che dovrà acquistare almeno un tablet e un ereader per rendersene minimamente conto?
- Sì, sì, intendevo acquistare un iPad per mia figlia, ora mi torna comodo in effetti… comunque, senza indugi come dice lei, credo.

- Rifiuta lei l’impaginazione fissa e tutti i suoi vantaggi in termini di padronanza dell’aspetto grafico della pagina?
- No, ma… se proprio devo, credo, no, mi scusi, è che questa conversione è difficile, io non credevo. Beh se proprio devo, credo. Oddio, un’altra volta… volevo dire, rifiuto, sì, rifiuto.
- Lo so signor X., la conversione è più lunga e faticosa di quanto si pensi in giro. Ma ora siamo qui per questo…

La telefonata proseguì per un’altra mezz’ora di rifiuti, indugi, credenze e professioni di fede, finché il signor X. non fu certo di essersi convertito al digitale e ai suoi nuovi formati. Ora E. può mettersi all’opera e immergersi nella nuova storia che la lavorazione dell’eBook le sta riservando.

«Ogni libro ha una sua storia, e il libro ne ha una ancora più grande» non smette di ripetersi E.

Gli eBook e le nuove professioni (di fede) - Parte I

«Ogni libro ha una sua storia» non si stanca di ripetere E. agli editori che le chiedono in quanti nanosecondi riuscirà a convertire – ebbene sì, adoperano questo termine dalle risonanze religiose – i loro libri in eBook. E lo afferma con la saggezza e la ponderazione di chi ha migliaia di impaginazioni alle spalle e una vita passata a perder gli occhi su vedove e refusi.

Ma E. non è una veterana dell’editoria: ha passato da poco il quarto di secolo, ha iniziato a lavorare in un mondo letteralmente scompaginato dal digitale, e mai avrebbe pensato di dover impersonare il ruolo di sacerdotessa laica della nuova religione digitale.

Così, di fronte alle domande incalzanti e ripetitive di editori che stanno muovendo i primi passi nel mondo degli eBook e che le esprimono tutte le loro perplessità, non si perde d’animo e cerca di spiegare i limiti e le potenzialità del formato ePub, cosa andrà irrimediabilmente perduto della resa grafica della loro produzione libraria e cosa invece sarà possibile riadattare nel nuovo formato; descrive loro quali sono le possibilità aggiuntive e evidenzia che – come il visionario tecnologo Kevin Kelly ha potuto recentemente constatare – nel passaggio dal libro all’eBook quasi nulla per il momento è automatico.

Alcuni interlocutori le risponderanno che loro si sono informati. No, non sono andati a leggere le specifiche dell’ePub 2 né quelle dell’ePub 3 indicate dall’International Digital Publishing Forum ma grazie alle loro accurate ricerche di mercato hanno scoperto che «le conversioni le fanno gli indiani», costano poco e le fanno alla svelta. Perché se di rito iniziatico si deve trattare, che sia breve, meglio ancora se brevissimo e dal costo irrisorio, e che, gattopardianamente parlando, cambi tutto per non cambiare niente.

A questo punto E. vorrebbe sbottare con una prolusione il cui incipit tuonerebbe:

- Ma che futuro pensa possa avere questo maledetto Paese? Che futuro pensa possa avere un Paese che demanda all’estero buona parte del lavoro di produzione che si nutre di competenze e conoscenze tecniche e anche, nel caso del libro, di vituperate competenze oserei dire artigianali. No, non mi preoccupa la disoccupazione che è pur sempre un sintomo, mi preoccupa l’impoverimento culturale e quella parolina tanto cara a politici e economisti delle più disparate sponde, quella parolina dal consenso bipartisan di cui si compiace ogni arringatore di elettorati: la COMPETITIVITÀ. Pensa che possa essere competitivo un Paese i cui investimenti in ricerca e sviluppo costituiscono una percentuale ridicola del PIL, le cui imprese investono altrettanto poco in formazione e che demanda all’estero buona parte della produzione di beni socialmente rilevanti?

Attimo di respiro, poi riprenderebbe:

- E gli umanisti poi… mi può gentilmente indicare quale avvenire si prospetta per migliaia di laureati provenienti da facoltà umanistiche in cui si ritiene che l’ECDL possa garantire sufficienti competenze informatiche di base per entrare nel mondo del lavoro, in cui raramente si insegna un linguaggio fondamentale come l’XML e i quali farebbero meglio a aspirare a fare gli astronauti piuttosto che sbattere la testa contro il muro dell’insegnamento? Andranno a occuparsi selvaggiamente di marketing, laddove la competizione si fa sempre più dura?

Il malcapitato interlocutore potrebbe restare atterrito dalla virulenza, del tutto giustificata ma ai limiti del demagogico, di questo discorso che eccede evidentemente i limiti del rapporto azienda – potenziale cliente mettendo quest’ultimo alla porta.

Potete star tranquilli, E. non proferirà neanche una parola delle domande che battono notte e giorno nella sua mente. Con toni ben più pacati e diplomatici ribatterà invece che gli indiani fanno sicuramente un lavoro di “conversione” encomiabile e a costi molto competitivi, ma che necessita poi di essere passato al vaglio di chi conosce la lingua italiana e ha maggiore sensibilità per ciò che concerne l’aspetto grafico. Lei consegna alla casa editrice l’eBook finito e rifinito, pronto per esser pubblicato e venduto negli store.

Continua... alla prossima puntata.