Il Gufo Rosa

Il Gufo Rosa
Sui libri digitali e non (e altre diavolerie)

12 aprile 2012

Progettare un libro digitale: gli arnesi e le abilità del mestiere

Abbiamo interrogato "l'esperto del settore". Sì, lui, il signor Mac Buck, minatore del web, architetto e artigiano del libro a stampa e digitale. 
Età dichiarata: 19 anni appena compiuti e almeno 30 passati nelle tempestose acque dell'editoria.


Partiamo da due casi concreti: progettare un libro digitale ex novo e progettare la versione digitale di un libro a stampa già esistente e di cui si conservano gli archivi. 

La prima decisione da prendere in entrambi i casi riguarda il modo in cui l’ebook deve essere servito al lettore: può essere reflowable o deve (dico deve) essere a layout fisso? Se è narrativa, saggistica o manualistica professionale, il reflowable basta e avanza; se è un manuale scolastico, un libro per bambini o un volume illustrato, beh allora occorre un pensierino in più e un budget almeno a 5 cifre se non 6. Anche per il reflowable le cose non sono poi così facili. C’è da decidere se farlo “poverello” o se farlo “enhanced”. Adesso con il Kindle Fire, neppure i lettori che seguono la predicazione di Jeff Bezos si accontentano del saio e dei sandali.
Se poi c’è un esemplare a stampa, il primo impulso è quello di farlo tal quale in digitale come se un umano leggesse meglio su una parete di vetro quale è il video che su un pezzo di carta. Certo nel film Sideways si vede il protagonista che beve un Sassicaia d’epoca nel bicchiere di carta del McDonald, piuttosto che in un bel calice di vetro. Si può fare tutto e ne ho sentite tante, ma ancora nessuno che va in giro a fare questi sermoni.

Quali suggerimenti daresti al team di sviluppo?

Lo dico con le parole del team iBooks della Apple “Surpass the print experience”. Non c’è bisogno di tradurlo, sembra l’11° comandamento! Se non ce lo ordina proprio il dottore, cerchiamo di non fare un clone del libro a stampa. Ci sono tanti piccoli-grandi accorgimenti per migliorare la lettura nell’ebook. Per esempio non c’è più il vincolo della foliazione, siamo quindi generosi con l’interlinea, gli stacchi, gli spazi, le spezzature, le paragrafature, i colori, sì i colori. La stitichezza è finita, colora le parole! La leggibilità è una cosa che è andata perduta sulla carta per via delle costrizioni economiche, ma sul digitale le prigioni del bisogno non ci sono più. È il vero trionfo della volontà sulla necessità!
Poi ispiriamoci a Wikipedia. Non abbiamo bisogno di Roland Barthes. La lettura digitale ha bisogno di link per farci spaziare (non per constringerci) da un contesto a un altro. È inoltre sincopata: la cementificazione del testo è finita! Abbasso il piombo! Molti fanno “puah”, aborrendo la distruzione della lettura, della concentrazione, dell’immersione e via dicendo. E hanno ragione. Ma questa è anche lettura “antica”, rispettosamente antica di quelli che i semiologi chiamano “immigrati digitali”. Un recente studio sui comportamenti dei lettori nativi digitali ci fa vedere quanto questi siano istintivamente erratici, iniziano a leggere da un punto qualsiasi e poi saltano da un contesto a un altro come la pallina magica. Che avranno capito? Boh. Eppure tra quei ragazzi c’è il prossimo Einstein. Gli editori pensano che stare abbarbicati alla forma libro gutemberghiana sequenzial-immersiva sia la loro missione, ma pare il castello errante di Howl nel film di Miyazaki… sempre lì per cadere.


Quali peculiarità del libro digitale occorre tener presenti?

Gli editor della Random House, la più grande casa editrice del mondo, hanno una griglia di valutazione istituzionalizzata per valutare un contenuto oltre il suo valore intrinseco. La proprietà della Random House è tedesca e quindi ci possiamo scommettere che le cose sono fatte seriamente. L’80% dei quesiti presenti in questa griglia riguarda la possibilità di spalmare questo contenuto su tutti i mezzi di distribuzione del pianeta, la maggioranza dei quali sono digitali. Ci sono domande del tipo: “In che misura il contenuto si presta ad essere arricchito con video e audio?”; “Ci sono nella legacy della casa editrice contenuti multimediali da poter essere associati al contenuto principale”; “È disposto l’autore a lavorare per estensioni dirette ai nuovi media?”. Tutto questo è confortante perché vuol dire che gli editori non dormono e che qualcuno tiene il pallino e forse i nuovi padroni dell’editoria non saranno né Amazon né Google, genere di commercianti e pubblicitari che usano il contenuto come un contenitore. Agli sviluppatori pertanto consiglio di cercare su Internet questa griglia e di iniziare a riempirla con diligenza tedesca.

Parliamo di Fixed Page Layout, una soluzione molto adatta ai libri d’arte, di cucina, ai libri illustrati e ai fumetti. Gli esiti però sono spesso deludenti poiché i libri risultano poco leggibili. Perché?

Fixed Page Layout è strepitoso perché, nel conservare la tipografia al suo più alto livello, va oltre verso un prodotto veramente sincretico. Questa tecnologia è un mezzo non un fine. Se diventa un fine, dà luogo ad errori. Delle volte si vedono degli errori di progettazione che derivano da una specie di totemmizzazione del mezzo. Non dobbiamo mai dimenticare che la nostra pagina digitale ha una dimensione 17x24 centimetri che è un formato che difficilmente sceglieremmo per un libro illustrato perché è troppo angusto. Se un grafico lo proponesse ad Electa, sarebbe “fired!” nella migliore tradizione di Steve Jobs. In una pagina così piccola ci vogliamo mettere troppa roba memori del libro. Quando l’iPad va in orizzontale, la pagina diviene la veduta della Valle d’Aosta dal Monte Bianco. Perché si fanno questi errori? Perché in testa abbiamo ancora il libro o abbiamo il libro sotto gli occhi quando montiamo l’ebook o il nostro capo ci dice “fallo uguale”.


Tra gli attrezzi del mestiere quali ritieni in questo momento irrinunciabili?

Se non hai un iPad con retina display, una passeggiata al parco può essere un impiego migliore di tempo. Poi bisogna guardare moltissimo quello che fanno gli sviluppatori/editori degli altri Paesi: francesi, tedeschi, inglesi, genti dove il libro connota la civiltà.


Guardare il libro e andare oltre. Quali abilità l’ebook developer deve a tuo avviso sviluppare?

Un buon libro digitale nasce da quattro competenze che si congiungono: il visuale, il paroliere, il codificatore e l’uomo delle vendite. La prima cosa che uno di questi soggetti deve fare è cercare gli altri tre. È come i Beatles, se si dividono non ci sono più i FAB FOUR.

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