Il Gufo Rosa

Il Gufo Rosa
Sui libri digitali e non (e altre diavolerie)

7 ottobre 2011

Trilogie barbaricine e altri viaggi

Siete mai stati in Barbagia? Il Gufo Rosa ha avuto l'opportunità di attraversare le sue montagne e planare lungo le coste di questa magnifica zona della Sardegna quest'estate. L'impressione che ha conservato è quella di un luogo alle origini del mondo in cui la natura impera sull'uomo e nel quale Herzog avrebbe potuto girare le ultime scene di The Wild Blue Yonder.
Nostalgia caramellata del turista di passaggio? Può darsi, nondimeno penso che sia stata proprio quest'ultima a spingere il Gufo a ridestare il ricordo di quei paesaggi mediante l'esplorazione di altri paesaggi di natura, sì, ma ben più letteraria.

Parco Nazionale del Gennargentu

E fu così che... iniziò a leggere la trilogia "barbaricina"* di Marcello Fois – composta da Sempre Caro, Sangue dal Cielo e L'altro mondo – e a pensare che questi paesaggi li avrebbe voluti veder trasposti in digitale, ma non come li aveva visti su carta.

La narrazione di Fois segue nei tre romanzi un andamento lineare in un crescendo di complicazioni e nuovi elementi indiziari.  
Sebastiano Satta, detto Bustianu, avvocato e poeta nuorese dal carattere tenace e di tendenza speculativa, è il protagonista delle indagini pubbliche e private di cui sono intessute le trame dei tre libri. I personaggi con i quali viene in contatto acquistano nuovi ruoli nell'arco della trilogia: Zenobi, imputato latitante in Sempre Caro diventa fidatissimo aiutante di Bustianu nel corso delle indagini portate avanti nei due successivi libri; Clorinda, sorella del presunto colpevole in Sangue dal Cielo, continua a esser presente anche in L'altro mondo e vi lascio supporre il perché.

Dialoghi e descrizioni sono resi ancor più vividi da parole e espressioni sarde, pittate di colore capaci di delineare precisamente i contorni della scena, che possono però risultare ostiche ai lettori continentali.

Se la trilogia diventasse nel suo complesso un eBook, i personaggi potrebbero costituire un'ancora tra i tre romanzi consentendo al lettore di scegliere di gettarsi nella lettura di flash back, digressioni e anticipazioni contenute nell'economia della narrazione.
Le parole dialettali potrebbero linkare invece a un glossario, così il lettore continentale spaesato di fronte a un «Itte bada?» potrebbe decidere di lasciarsi trasportare dal suono delle parole lungo il continuum della prosa oppure andare a conoscere subito o in un secondo momento la traduzione in lingua italiana.


Ci sono interi passaggi tuttavia che arricchire di link sarebbe uno sfregio alla letteratura per quanto sono intensi e fluenti.
Questo è secondo me uno di quelli.
«Improvviso si è alzato il vento. Si cammina curvati contro una corrente mugghiante. Una mandria colossale di bovini impalpabili scende, ottusa e feroce, da Lanaittu e Locoe, s'incunea nelle strade trasportando polvere, fogliame, frammenti d'arbusti. Solo la nube densa e turbinosa si vede di tanto avanzare, solo il muuu viscerale si sente della mandria invisibile.

Bestie impazzite che corrono terrorizzate dal loro stesso correre. E travolgono le fronde dei platani, genuflettono i cipressi, fanno esplodere le coperture di paglia e fango. Le vecchie per strada sono bastimenti con la vela maestra degli scialli gonfia e tesa, sono nere meduse marine con le frande che si aprono a ombrello per tornare a incollarsi alle gambe, e poi di nuovo aprirsi. Gli elmi metallici in cima ai camini stridono e giaculano come i tartari all'attacco del villaggio.

Gli uomini inseguono tenaci i cappelli fuggitivi. Il sifone atterra cose e persone nel suo avanzare cieco, fa sbattere le ante degli scuri in un ritmo secco di Spagna. Qualche volta dal concerto grosso si stacca la voce solista di un flauto dolce e pare uno zefiro cantabile, ma immediato procede il pieno dell'orchestra e il basso ostinato degli spifferi. E l'orda minacciosa riprende la sua corsa tartara e la mandria ricomincia a galoppare ostinata, così, passando dal cantabile al solenne, la bacchetta del maestro che guida il grande ensemble chiama l'attacco pomposo degli ottoni.

La spirale sibilante alliscia i cortili sterrati e accumula negli angoli sterpi, terriccio e carcasse di insetti. L'irbentiada seduce il falco pellegrino planante e lo sfida disordinandogli le penne timoniere. Il soffio, impudico, insinuandosi da sotto, dà manate sui culi delle pitzocche e le fa trotterellare in avanti per qualche passo con le sottane strette fra le cosce. E loro sorridono dolci di malizia per quel contatto.

A valle un vento contadino, sbrigativo, sta agitando gli olivi e anticipando la raccolta, sta spogliando i mandorli dal velo nuziale, sta trebbiando il frumento e agitando nuvole di pula. L'orda urlante, la mandria, l'andante mosso forte fortissimo, cala dalle montagne, galoppa incontrollabile, modula nei viottoli e negli androni fino a raggiungere una meta indefinita e indefinibile. Forse deve arrivare all'orlo estremo e liberarsi oltre al precipizio di Pred'Istrada per ritornare sull'altipiano fra le case, nei poderi coltivati, negli ovili recintati, fin dentro alle porcilaie e ai pollai, con un movimento di risacca.

E si ricomincia: quello stesso vento che prima ti chiudeva dentro casa ora ti butta giù la porta a spallate e sfianca gli argani delle finestre e fa lamentare le assi del tetto. Quello stesso soffio che incoraggiava ad avanzare a furia di calci e spinte ora ostacola il cammino ergendo una muraglia di corrente. Ora fascia la bocca per tagliare il respiro. Prima dava. Ora prende. Stacca i germogli, asciuga il terreno, s'infila nelle canne fumarie annunciato da sbuffi di fuliggine.»
da Marcello Fois, L'altro Mondo, Einaudi Editore, 2011, pp. 74-75 (editing mio)



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Note

* Passatemi il qualificativo "barbaricino", so che altri romanzi di Fois sono ambientati in Barbagia, lo utilizzo per distinguere i tre a cui faccio riferimento da altre trilogie (di vampiri, millenni, villeggiature, ecc...) non scritte dallo stesso autore.

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